Castiglione Marittimo
Pittoresco centro accovacciato sul monte Mancuso, Castiglione Marittimo fu nel passato fulcro di numerose vicende storiche che contribuirono alla formazione dell’attuale comune di Falerna, a cui ora appartiene.
Le notizie più antiche di presenze umane e d’insediamenti abitativi nell’area del territorio di Falerna riguardano l’epoca della Magna Grecia e Romana, come hanno dimostrato le campagne di scavi della Sovrintendenza Archeologica della Calabria, che hanno restituito alla luce una villa padronale d’età Romano Imperiale nella località Piano delle Vigne, ed in particolare tracce d’ambienti pavimentati in "Opus Spicatum", che dovevano appartenere alla parte monumentale del complesso residenziale. L’età del complesso residenziale potrebbe ascriversi quindi tra il III/IV sec. d.c. e ricade nella parte a monte, circa 200 m slm, di una fascia del territorio marino ove, recentemente, in località Schipani, sono stati individuati i resti di un’antica villa termale.
La storia di Castiglione Marittimo prende però vita qualche secolo più tardi, precisamente nel 1062, quando i Normanni la dotarono di un vero e proprio castello. Quindi nasce “Leo Castrum”. L'edificazione di uno dei più poderosi castelli del territorio, non è per niente casuale. I normanni realizzarono il castello come opera difensiva in muratura che rientrava nel contesto delle opere di fortificazione per frenare le orde dei Saraceni che da secoli flagellavano la Calabria. Inoltre di vitale importanza era sorvegliare la via Popilia, antico tracciato della via consolare Capua-Regium, che collegava commercialmente la Calabria con la zona centrale d'Italia. Intorno al Castello di Castiglione furono edificate delle case fino a formare quello che è l’attuale centro storico il cui tessuto urbano, con la via principale che sale alla rocca attraversando il centro abitato insieme ad una serie di vicoli e scalinate. Ciò che rende il tutto più affascinante sta nel fatto che è restato quasi tutto inalterato. Non è del tutto strano, dunque, se passeggiando per il borgo, vi sentirete immersi nel passato.
Alcune residenze dell’attuale centro urbano presentano in facciata tracce di più antiche costruzioni; pietre di "Poros" documentano che intorno ci furono edifici più antichi il cui materiale fu riutilizzato. Quindi, attorno al castello, contadini e pescatori costruirono fiduciosi le loro modeste abitazioni e ben presto sorse la chiesa. La località assunse dimensioni da villaggio ed infine divenne città prendendo il nome di Castel Leone, poi divenuta Castiglione. La città diede anche nome ad una famiglia di nobili presumibilmente di origine Normanna, con l’ultimo discendente che fu Guglielmo di Castiglione il quale morì prima del 1300.
Nel 1303 terminò l’era normanna, durata quasi tre secoli, in quanto il re di Napoli Roberto d'Angiò concesse il feudo alla famiglia d'Aquino e il loro dominio sulle terre di Castiglione durò per secoli. I d'Aquino sono stati una delle più illustri famiglie nobili italiane, e costituivano una delle sette grandi Case del Regno di Napoli. Singolare è il modo in cui fu reso pubblico l’atto di concessione, inciso sul portone del castello, che sfortunatamente è andato perso nel tempo. Fortunatamente l’incisione fu trascritta in vari manuali del passato e possiamo quindi riportarlo qui di seguito:
“Athenulpho Thomae Aquinatis et Amengaldae de Ceccano filio ex Comitibus Aquini Cajetae ducibus post obita praeclariora Caroli II et Roberti Regis munia Capitaneo Generali Castrum Regis munificentia concessum Anno Domini MCCCIII”
Carlo II D’Angiò concesse in feudo il territorio di Castiglione ad Adinolfo D’Aquino quasi come compenso per la confisca, avvenuta dopo la morte di Manfredi, della vecchia terra dei D’Aquino nel frusinate a favore della corona, perché il padre Tommaso aveva combattuto contro gli Angioini per difendere Napoli dall’invasione dei francesi. Castiglione Marittimo sarà legata soprattutto alle sorti della nobile famiglia dei d’Aquino, d’origine Longobarda, proveniente da Aquino (nell’attuale provincia di Frosinone), che dal 1303, anno in cui gli fu assegnata in feudo dai d’Angiò, vi dominò per cinque secoli fino al 1799 anno di morte dell’ultima feudataria Principessa Maria Pico della Mirandola, deceduta senza lasciare eredi, ed anche per successiva abolizione della feudalità operata in seguito all’occupazione del Regno di Napoli da parte dei Francesi di Giuseppe Bonaparte.
In seguito al trasferimento della famiglia d’Aquino da Castiglione nella nuova residenza di Nicastro, avvenuto nel '600, dopo gli eventi tellurici che, oltre a provocare migliaia di morti, danneggiò il Castello, e per altri determinanti avvenimenti come epidemie, nascita del nuovo centro urbano di Falerna nella zona montana, questo antico quanto importante centro storico vide declinare, anno dopo anno, il proprio prestigio; in particolare quando, con il nuovo assetto amministrativo, disposto dai Borboni nel 1816, Falerna divenne sede di Capoluogo del Territorio. In effetti la storia di Falerna ebbe inizio nel 1600 quando furono accolte e sistemate nel territorio alcune famiglie d’agricoltori e pastori, provenienti da alcuni paesi vicini e coloro che furono colpiti dai terribili terremoti e carestie. Inoltre, quando la strada romana "Popilia", importante arteria riattivata dai Normanni e successivamente ristrutturata dagli spagnoli, divenne soprattutto passaggio d’eserciti mercenari e di fuorilegge e le zone Marine dalla fine del quattrocento divennero un continuo riferimento per le navi dei turchi, l’abitabilità diventò più sicura nella zona montana, quasi inaccessibile dalla marina e di facile controllo.
Attraverso la concessione di vari privilegi e benefici tramutati, successivamente, in usi civici, si diede l’avvio ad un fenomeno d’immigrazione che servì da presupposto per la nascita del un nuovo centro urbano che sorse successivamente in zona più a valle a quota 550 m slm, luogo d’attuale ubicazione, meglio predisposto per il clima e per l’esercizio dell’agricoltura. La nascita del nuovo villaggio di Falerna non fu priva di conflittualità e rivalità nei rapporti con l’antico centro di Castiglione. Questa conflittualità e la rivalità esistenti spinsero, sicuramente, il Principe di Castiglione a sollecitare al Sovrano Filippo V la completa autonomia del nuovo casale montano, Falerna, del feudo di Castiglione, cosa che avvenne nel 1648. Come precedentemente detto, il XVII secolo segnerà la fase di declino del potere di questo antico borgo.
Resistono ancora alle intemperie dei secoli alcune parti della grande cinta muraria che lo circondava, una torre campanaria e l’elegante arco a tutto sesto d’ingresso, con i conci ancora perfettamente squadrati. Camminando si spinge verso il centro storico dall’impronta medievale, con strade strette e tortuose che, rincorrendosi forsennatamente, improvvisamente, s’incrociano formando piacevoli slarghi e amene piazzette.
Uno dei punti più suggestivi dell’abitato è sicuramente il Belvedere di Terra Chiusa. Da lì, lo sguardo può spaziare senza interruzione su una vasta zona della costa tirrenico con la possibilità di spingere ancora la vista fino alle mitologiche e magiche isole del dio dei venti Eolo e oltre sino a sbirciare il più alto vulcano europeo, l’Etna.
Di notevole interesse storico-culturale è la chiesa di Sant’Antonio Abate. Secondo la leggenda il Santo salvò il paese dall’assalto dei saraceni facendo rotolare dalle alture dei massi che avrebbero fatto scappare i nemici. L’edificio sacro è formato da un’unica navata con abside semicircolare. La facciata si caratterizza dalla presenza di due marcapiani, come a movimentare un prospetto del tutto liscio solcato soltanto da due nicchie e un semi rosone vetrato e, nella parte alta, da un finestrone.
La prima domenica di agosto ogni anno si celebrano i festeggiamenti in onore di San Foca Martire. Castiglione mostra in tutto il suo splendore festeggiamenti dal sapore antico, con vari artisti e con il tradizione ballo della “Paschera”. Un evento da non perdere.
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